Vetiver: l’unica soluzione bioingegneristica sostenibile a basso costo.

Il vetiver (il suo nome scientifico è Chrysopogon zizanioides) è una pianta erbacea orginaria dell’India che ormai viene coltivata diffusamente anche in Italia.

Presenta steli lunghi e sottili, fiori viola scuro e semi sterili, caratteristica che la rende una pianta non infestante. La caratteristica più interessante del vetiver però riguarda lo sviluppo del suo apparato radicale. Infatti le radici non si sviluppano in orizzontale, ma crescono lunghe e sottili in profondità creando un vero e proprio reticolo ben più grande della pianta stessa. Infatti, se il vetiver raggiunge al massimo il metro e mezzo di altezza in superficie le sue radici possono estendersi fino a 5 metri in verticale nel terreno.

È questo aspetto che rende il vetiver un utilissimo alleato contro il dissesto idrogeologico. In bioingegneria viene piantato per combattere l’erosione del terreno, poichè le sue lunghe radici contribuiscono a contrastare la normale erosione. Questo ovviamente può limitare frane e smottamenti, in modo naturale, economico e ecosostenibile.

Queste piante sono utili anche per la fitodepurazione del terreno da metalli pesanti e idrocarburi.

L’utilizzo in ingegneria naturalistica contro il dissesto idrogeologico è probabilmente il più interessante impiego del vetiver, ma questa pianta ha anche altre peculiarità. Per esempio l’olio essenziale viene usato come tonico e depurativo della pelle, come antireumatico ed è utile in caso di spossatezza e ansia.

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